IDEM Index vs UNI/PdR 125:2022 – due modelli di certificazione della parità di genere a confronto

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La parità di genere è inserita tra i principali obiettivi da tutte le principali istituzioni internazionali, come ONU e Unione Europea, e nazionali, basti pensare al fatto che la parità di genere è uno dei tre obiettivi trasversali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. IDEM nasce nel 2020 con la missione di dare un contributo effettivo alla riduzione delle diseguaglianze di genere nelle organizzazioni, attraverso l’IDEM Index, una metrica specifica, scientificamente validata, in grado di rappresentare il livello effettivo di gender equality.

Gender Gap: non c’è gestione senza misurazione​

Quattro incontri per esplorare la misurazione come chiave per raggiungere e mantenere la parità di genere in azienda.

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Alcuni dati sulla parità di genere nel mondo del lavoro

Come ormai noto, l’obiettivo 5 dell’Agenda 2030 sviluppata dall’ONU riguarda l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne (e delle ragazze), agendo sotto diversi punti di vista, tra cui garantire piena ed effettiva partecipazione femminile in ambito politico ed economico con pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale, e promuovendo la condivisione delle responsabilità all’interno delle famiglie, ancora oggi prevalentemente a carico delle donne.

I recenti dati pubblicati dal World Economic Forum mostrano come l’Italia occupi la 63a posizione nel ranking mondiale, preceduta da Uganda e Zambia e seguita da Tanzania e Kazakhstan. Il dato è ancora più deludente se letto in chiave europea: l’Italia, infatti, occupa il 25° posto tra i 27 Stati Membri sia per quanto riguarda il tasso di partecipazione alla forza lavoro e la parità salariale per lavori simili.

Secondo l’European Institute for Gender Equality (EIGE) l’Italia si colloca al 14° posto, perdendo una posizione nell’ultimo quinquennio nei confronti di Malta. I dati peggiori riguardano la dimensione lavoro, dove l’Italia risulta essere fanalino di coda in Europa.

Anche recenti dati Istat relativi alla partecipazione delle donne nella leadership mostrano quanto il nostro paese sia ancora deficitario: dopo le recenti elezioni politiche del settembre 2022, solo il 31% dei seggi del nuovo parlamento italiano è occupato da donne, e ancora peggio accade nei Consigli regionali (presenza femminile al 22%). Per quanto riguarda le posizioni dirigenziali nelle imprese troviamo che nelle posizioni di senior e middle management, il 23% di queste sono occupate da donne. Se si considerano le sole società italiane quotate in borsa, la presenza femminile nei CdA sale al 41,2% (+2,4 punti percentuali rispetto al 2020). La percentuale di donne è ancora a livelli estremamente bassi tra gli amministratori delegati e nei ruoli di presidente o presidente onorario. Dal punto di vista retributivo, il pay gap nel settore privato è del 16,5%.

IDEM come strumento di Gender Equality Management per le imprese

Dai principali dati analizzati nel paragrafo precedente, emerge chiaramente come il gap principale tra uomini e donne sia collegato al mondo del lavoro. Da questa consapevolezza nasce, nel 2020 nasce IDEM, con l’ambizione di connettere imprenditrici e imprenditori, manager, imprese, associazioni, istituzioni di rappresentanza, mondo accademico e, in generale, tutte le persone che credono nel valore della parità di genere e intendono contribuire concretamente alla sua affermazione nei luoghi di lavoro.

IDEM può misurare il gender gap all’interno di un’organizzazione attraverso una metrica specifica, scientificamente validata, in grado di rappresentare il livello effettivo di gender equality: l’IDEM Index, un indice fuzzy alimentato da più di 40 variabili (continue e categoriali, ricavate da circa 70 datapoints estraibili dai sistemi informativi aziendali) relative alle quattro dimensioni della Gender Equality (carriera, retribuzione, organizzazione, cultura). L’IDEM Index permette di valutare la distanza dal target assoluto rappresentato da un’organizzazione ideale «gender gap free» e diagnostica le cause/variabili organizzative responsabili del gap rilevato. Gli input dell’IDEM Index sono variabili riferite alla situazione organizzativa concreta (pratiche) e ai dispositivi di cui l’organizzazione è dotata e che potrebbero abilitare e/o agevolare l’implementazione di cambiamenti organizzativi finalizzati al miglioramento della parità di genere (politiche). Il punteggio ottenuto da ogni variabile è incrementale e subordinato al raggiungimento di determinate soglie, settate in maniera sfidante dal comitato scientifico di IDEM sulla base dei dati del mercato del lavoro italiano e sulla base di puntuali evidenze scientifiche.

Entrando più nel dettaglio, IDEM propone alle organizzazioni un percorso formato da tre tappe.

  1. Audit: caratterizzata dall’analisi quali-quantitativa delle quattro dimensioni, finalizzata al calcolo dell’IDEM index. L’output di progetto è la restituzione dettagliata del posizionamento di pratiche e politiche di ogni variabile considerata, con logica diagnostica e visualizzazione semaforica.
  2. Roadmap design: consiste nella progettazione di analisi di scenario finalizzate al miglioramento del livello di gender equality in azienda. Valutando l’impatto del miglioramento di due o tre gruppi di variabili opportunamente individuate è possibile selezionare lo scenario ottimale di miglioramento organizzativo e tradurlo in una roadmap con relativi KPIs.
  3. Certificazione: avviene dopo aver approfondito la documentazione consegnata in sede di audit e aver verificato l’effettivo superamento della soglia di certificabilità. Questa fase si sostanzia nella consegna dell’attestato di Certificazione IDEM® e nell’inserimento dell’azienda nel palinsesto di comunicazione (stampa, sito, social) e di public engagement di IDEM.

La certificazione IDEM ha una validità di 24 mesi ed è riconosciuta da MEPA (Piattaforma acquisti Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione), uno strumento digitale attraverso il quale le PA possono acquistare beni e servizi offerti da fornitori abilitati. Il riconoscimento come certificazione volontaria sulla parità di genere abilita le aziende certificate IDEM ad ottenere migliori punteggi nella partecipazione a gare pubbliche su MEPA, in tutte le gare in cui la stazione appaltante considera la certificazione IDEM come requisito di merito.  Attualmente le aziende certificate IDEM sono Alfa, Automobili Lamborghini, Coca-Cola HBC Italia, Edenred, Elior, Eurocompany, Fondazione Bruno Kessler, Montenegro, Politecnica Ingegneria e Architettura.

Novità normative del 2021/2022

La Legge 162 del 2021 ha istituito il sistema di certificazione della parità di genere, finanziato dal PNRR con 10 milioni di euro. L’ente italiano di normazione (UNI) ha poi definito gli standard per ottenere la certificazione, denominata UNI/PdR 125:2022, sottoposti poi a consultazione pubblica (a cui IDEM ha partecipato), recepiti con Decreto del 29 aprile 2022 con affidamento ad Accredia della selezione degli enti certificatori.

Sono stati successivamente pubblicati il decreto che disciplina lo sgravio contributivo per le aziende certificate, che non potrà superare l’1% dei contributi dovuti, entro il limite massimo di 50.000 euro annui per azienda, e l’avviso agli enti certificatori per poter fruire di agevolazioni per il processo di certificazione delle piccole e medie imprese. Per le aziende certificate sono anche previsti un punteggio premiale per la valutazione di proposte progettuali a carico di Fondi europei, e agevolazioni negli appalti pubblici.

La UNI/PdR 125:2022

Sono state identificate quattro fasce di applicazione dei KPIs, relative alle dimensioni delle organizzazioni; l’applicazione della totalità degli indicatori è prevista solo per le fasce 3 (media organizzazione, 50-249 addetti) e 4 (grande organizzazione, almeno 250 addetti). Per ciascuna delle sei aree identificate (cultura e strategia, governance, processi HR, opportunità di crescita ed inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro) sono stati definiti specifici indicatori di performance (KPIs), in gran parte qualitativi, per un totale di 33, a ognuno dei quali è associato un punteggio che viene ponderato per il peso dell’area di valutazione. Per ogni KPI è fissata una soglia, raggiunta la quale si applica il massimo punteggio previsto per il KPI in questione; sotto tale soglia, invece, il punteggio ottenuto è pari a zero. È previsto il raggiungimento del punteggio minimo complessivo del 60% per determinare l’accesso alla certificazione da parte dell’organizzazione.

Per l’ottenimento della certificazione è imprescindibile la nomina da parte dell’impresa di un comitato guida, composto almeno dall’amministratore delegato, o da un delegato dalla proprietà, e dal direttore del personale, o altra figura equivalente. Il comitato guida ha il compito di redigere il piano strategico che definisce per ognuna delle sei aree obiettivi semplici, misurabili, raggiungibili, realistici, pianificati nel tempo ed assegnati come responsabilità di attuazione. Il piano strategico per l’attuazione deve essere composto dalle seguenti fasi: identificazione dei processi aziendali correlati ai temi relativi alla parità di genere individuati; identificazione dei punti di forza e di quelli di debolezza rispetto ai temi; definizione degli obiettivi; definizione delle azioni decise per colmare i gap; definizione, frequenza e responsabilità di monitoraggio dei KPI definiti. Il piano strategico deve essere, infine, condiviso dalla direzione e mantenuto aggiornato nel tempo.

Per l’ottenimento della certificazione UNI/PdR 125:2022 è indispensabile realizzare un sistema di gestione della parità di genere. In particolare, l’organizzazione dovrà: aggiornare la documentazione del sistema; monitorare l’andamento dei KPIs relativi all’attuazione del piano strategico; predisporre e diffondere un piano di comunicazione interna ed esterna con tutte le parti interessate; pianificare, documentare ed attuare un sistema di audit interni; gestire le situazioni non conformi; procedere con la revisione periodica del sistema.

La certificazione ha validità triennale ed è soggetta a monitoraggio annuale.

IDEM come strumento di Gender Equality Management e come accompagnatore delle imprese verso la UNI/PdR 125:2022

Abbiamo trattato fin qui alcuni strumenti di cui le imprese possono dotarsi per inserire nelle proprie agende il tema della gestione della parità di genere.

Il modello IDEM e il modello previsto dalla UNI/PdR sono sicuramente diversi ma non alternativi tra loro. In generale è possibile affermare che:

  • Il modello IDEM è composto da un numero maggiore di variabili, equamente distribuite tra quantitative e qualitative e con soglie piuttosto sfidanti;
  • L’IDEM Index è costruito sulla base di una metodologia robusta fondata sulla logica fuzzy, a differenza della metodologia adottata dalla UNI/PdR 125:2022, che ha preferito una checklist additiva con pesi;
  • La road map design prevista dal modello IDEM permette all’organizzazione di avvalersi di una sofisticata capacità diagnostica, attraverso la quale è possibile fare della Gender Equality un fenomeno managerialmente azionabile; inoltre, l’analisi di sensitività di IDEM è propedeutica alla redazione del piano strategico previsto dalla UNI/PdR 125;
  • L’audit effettuato attraverso il modello IDEM è in grado di restituire anche una gap analysis rispetto alla verifica dei KPIs relativi alla UNI/PdR 125:2022;
  • Il team esperto di IDEM fornisce un valore aggiunto per le imprese che ambiscano anche all’ottenimento della certificazione UNI/PdR 125:2022.

 

In definitiva, IDEM è in grado di azionare un sistema di Gender Equality Management aziendale, attraverso strumenti di diagnostica, definizione di obiettivi managerialmente azionabili, e prevede il rilascio di una certificazione (seppur di origine privatistica), dall’alto valore sostanziale e reputazionale. In questo contesto, e grazie a questa expertise, IDEM ben si presta a poter affiancare ed accompagnare le organizzazioni che intendono ottenere la certificazione UNI/PdR 125:2022.

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