Gender Equality in Europa: un commento ai dati di EIGE 2023

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La parità di genere è inserita tra i principali obiettivi da tutte le principali istituzioni internazionali, come ONU e Unione Europea, e nazionali, basti pensare al fatto che la parità di genere è uno dei tre obiettivi trasversali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. IDEM nasce nel 2020 con la missione di dare un contributo effettivo alla riduzione delle diseguaglianze di genere nelle organizzazioni, attraverso l’IDEM Index, una metrica specifica, scientificamente validata, in grado di rappresentare il livello effettivo di gender equality.

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Alcuni dati sulla parità di genere nel mondo del lavoro

Il 24 ottobre 2023 è stato pubblicato il nuovo Gender Equality Index elaborato dallo European Institute for Gender Equality (EIGE), giunto all’ 8a edizione, a 10 anni esatti dalla prima edizione del 2013. L’indice sintetizza la parità di genere dei 27 Stati Membri dell’Unione Europea in un unico dato, che rappresenta la performance complessiva misurata tramite 31 indicatori da cui generano 14 variabili, le quali si aggregano in sei dimensioni: lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e salute.

Il ranking del 2023 è ancora una volta capeggiato dalla Svezia, sempre in testa dalla prima edizione del Gender Equality Index di EIGE. Il podio è completato dai Paesi Bassi che salgono al secondo posto superando la Danimarca, che si ferma sul gradino più basso del podio. La media europea si attesta a 70,2 punti, facendo registrare la crescita più significativa di sempre, +1,6 punti rispetto al 2022. I Paesi cresciuti maggiormente nell’ultimo anno sono Portogallo, Grecia, Bulgaria e Polonia, i quali hanno guadagnato almeno 4 punti rispetto alla precedente rilevazione, mentre l’Italia è il 7° Paese con il miglioramento più importante (+3,2 punti rispetto al 2022), collocandosi al 13° posto e guadagnando una posizione rispetto al 2022 nei confronti di Malta. Nella Tabella 1 sono riassunti i risultati dell’Italia comparati con la media europea.

Tabella 1 – Punteggio e ranking dell’Italia rispetto alla media europea (EU-27) per dimensione

DimensionePunti Italia 2023RankingGap IT-EU 2023Gap IT-EU 2023 vs 2022
Totale68,213° (+1)-2,0 pt+1,6 pt
Lavoro65,027° (=)-8,8 pt-0,3 pt
Denaro80,314° (=)-2,3 pt-0,2 pt
Conoscenza60,813° (=)-2,8 pt+0,2 pt
Tempo67,412° (+4)-1,1 pt+4,5 pt
Potere62,712° (=)+3,6 pt+3,9 pt
Salute89,210° (+1)+0,7 pt+0,4 pt

Dalla Tabella 1 si evince che la performance complessiva dell’Italia è inferiore alla media europea di 2 punti, nonostante il recupero di 1,6 punti rispetto il gap dell’anno precedente. Guardando le singole dimensioni si nota come i risultati dell’Italia superino quelli della media europea solamente nelle dimensioni Potere e Salute. La nota positiva riguarda senza dubbio il netto miglioramento nella dimensione Potere – generato principalmente dai risultati nella variabile Potere economico, in cui l’Italia registra un buon risultato soprattutto nell’indicatore relativo alla percentuale di donne nei board delle aziende quotate (39,2%, dato inferiore solo alla Francia) – e l’avanzamento di quattro posizioni nella dimensione Tempo, in cui si registra per l’Italia un allineamento alla media europea nel gap tra donne e uomini che si prendono cura dei propri figli o nipoti, anziani o disabili, ogni giorno (in Italia la percentuale di donne in questa categoria risulta essere 9,1 punti percentuali maggiore rispetto a quella degli uomini; in Europa il gap medio è di 8,9 punti percentuali). La nota negativa più importante riguarda, ancora una volta, la dimensione lavoro: l’Italia resta in ultima posizione aumentando ulteriormente il divario con la media degli Stati Membri. La dimensione Lavoro proposta da EIGE si compone di due sotto-dimensioni: partecipazione e segregazione e qualità del lavoro. Nella prima (Tabella 2) l’Italia registra il punteggio minore tra gli Stati Membri, mentre nella seconda (Tabella 3) il gap con la media europea è, ma il posizionamento dell’Italia è comunque da bassa classifica, piazzandosi davanti solo a Cechia, Polonia, Bulgaria, Slovacchia e Romania. Gli indicatori analizzati per mappare la partecipazione femminile sono gap nel tasso di occupazione full-time equivalent[1] (FTE) e gap nella durata della vita lavorativa, mentre gli indicatori considerati nel sotto-dominio segregazione e qualità del lavoro sono la differenza tra occupate e occupati nei settori di istruzione, salute e assistenza sociale, il divario nella possibilità di prendersi una o due ore di riposo durante l’orario di lavoro per occuparsi questioni personali o familiari, e il risultato nel Career Prospect Index[2].

Tabella 2 – Risultati comparati dell’Italia con la media europea e dei Paesi del sud Europa[3] negli indicatori di partecipazione al mondo del lavoro

Paese/ZonaGap nel tasso di occupazione FTEGap nella durata della vita lavorativa
Italia19,8pp (31,3% F vs 51,1% M)9 anni (26,9 F vs 35,9 M)
Media EU-2714,9pp (42,5% F vs 57,4% M)4,5 anni (33,6 F vs 35,9 M)
Media Sud Europa16,4pp (37,3% F vs 53,7% M)6,3 anni (30,4 F vs 36,7 M)
Italia vs EU-27-4,9pp-4,5 anni
Italia vs sud Europa-3,4pp-2,7 anni

Tabella 3 – Risultati comparati dell’Italia con la media europea e dei Paesi del sud Europa negli indicatori di segregazione e qualità del lavoro

Paese/ZonaGap nel tasso di occupazione nei settori female-dominatedGap nella possibilità di conciliare lavoro e impegni familiariGap nel Career Prospect Index
Italia19,6pp (26,9% F vs 7,3% M)8pp (26,9% F vs 34,9% M)3,8pp (51,9 F vs 55,7 M)
Media EU-2722pp (30,4 F% vs 8,4% M)8,2pp (29,0% F vs 37,2% M)1,6pp (61,5 F vs 63,1 M)
Media Sud Europa19,3pp (27,0% F vs 7,7% M)5,8pp (30,9% F vs 36,7% M)2,3pp (54,0 F vs 56,4 M)
Italia vs EU-27+2,4 pp+0,2pp-2,2pp
Italia vs sud Europa-0,3 pp-2,4pp-1,5pp

Leggendo i dati contenuti nelle Tabelle 2 e 3, si vede come l’Italia registri un gap importante rispetto ai dati medi dei 27 Stati Membri per la sotto-dimensione relativa alla partecipazione al mondo del lavoro, mentre invece sembra essere più allineata per quanto riguarda la segregazione e qualità del lavoro. In ogni caso, rispetto alla media del Sud Europa, l’Italia registra risultati più negativi in tutti gli indicatori.

Un altro aspetto interessante da analizzare è la variazione nella performance considerando l’ultimo decennio (2023 vs 2013), mettendo a confronto quindi i dati appena pubblicati con quelli relativi alla prima edizione del report di EIGE. La Figura 1 riporta i dati italiani comparati con la media europea e la media dei Paesi del sud Europa.

Figura 1 – Variazione comparata dei risultati dell’Italia negli ultimi 10 anni (2023 vs 2013) con la media europea e dei Paesi del sud Europa

Il dato significativo che emerge dalla lettura della Figura 1 è la crescita complessiva dell’Italia a un’intensità maggiore rispetto sia alla media generale degli Stati Membri, sia in relazione alla media dei Paesi dell’Europa meridionale, soprattutto grazie ai più che buoni risultati raggiunti dall’Italia nella dimensione Potere, anche per effetto delle quote di genere introdotte con la Legge Golfo-Mosca. Tuttavia, ancora una volta si notano i risultati negativi nella dimensione Lavoro, in cui l’Italia accresce il gap osservato.

Per uno sguardo più complessivo ai risultati del Gender Equality Index promosso da EIGE, le Figure 1 e 2 di seguito riportano le variazioni nel punteggio e nel ranking di tutti e 27 gli Stati Membri.

Figura 2 – Risultati dei 27 Paesi dell’Unione Europea nel 2023 e variazione nell’ultimo decennio

La Figura 2 mostra come l’Italia sia il Paese che è cresciuto maggiormente in termini di punteggio generale (+14,9), seguito da Portogallo (+13,7), Lussemburgo (+13,5), Malta (+13,4) e Austria (+12,5). I Paesi che, invece, sono cresciuti di meno a livello complessivo sono Finlandia (+1,3), Svezia (+2,1), Cechia (+2,3), Danimarca (+2,6) e Olanda (+3,9); tuttavia, questi Paesi (a parte la Repubblica Ceca) sono quelli che nel 2013 occupavano le prime quattro posizioni del ranking, rendendo quindi il loro miglioramento meno probabile rispetto ai Paesi più indietro nella classifica.

Figura 3 – Variazione comparata dei risultati dell’Italia negli ultimi 10 anni (2023 vs 2013)3

La Figura 3 mostra invece che i Paesi cresciuti maggiormente in termini di ranking sono l’Italia (che passa dal 21° al 13° posto) e Cipro (dal 26° al 21°), mentre quelli che hanno perso più posizioni sono la Repubblica Ceca (dal 13° al 25° posto), la Polonia (dal 14° al 18°) e la Lettonia (dal 15° al 19°).

In conclusione, si può affermare che, sebbene l’Italia sia il Paese ad aver guadagnato più punti nel Gender Equality Index elaborato da EIGE e nonostante sia il Paese ad aver guadagnato più posizioni in classifica, mostri ancora importanti lacune in alcune dimensioni dell’indice, in particolare nella dimensione Lavoro. Sono ancora troppo poche le donne occupate nel nostro Paese sia in valore assoluto, sia rispetto agli uomini; allo stesso modo sono ancora troppe le donne con contratti di lavoro part-time per riuscire a fronteggiare gli importanti carichi di cura dei famigliari. Incrociando le rilevazioni di EIGE con quelle del World Economic Forum è ormai chiaro quale sia la principale sfida nel nostro Paese. Tocca al legislatore e alle organizzazioni insieme impegnarsi per produrre quel cambio di paradigma che ci dovrà portare nel prossimo decennio a raccontare una storia diversa, non solo nelle intenzioni ma anche nei risultati.

[1] Full-time equivalent (FTE), o equivalente a tempo pieno, tiene conto della maggiore incidenza dell’occupazione a tempo parziale tra le donne e si ottiene confrontando il numero medio di ore lavorate da ciascun lavoratore con il numero medio di ore lavorate da un lavoratore a tempo pieno. Ad esempio, due persone impiegate con part-time al 50% equivalgono a una persona impiegata FTE.

[2] L’indice combina indicatori che includono status occupazionale (lavoratore autonomo o dipendente), tipo di contratto, prospettive di avanzamento di carriera percepite dai lavoratori e dalle lavoratrici, probabilità percepita di perdere il lavoro o di subire un ridimensionamento dell’organizzazione.

[3] Cipro, Croazia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna. Il punteggio complessivo dei Paesi del Sud Europa è stato calcolato ponderando i risultati dei singoli Paesi per la loro popolazione.

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