Il gioco da tavolo come strumento di decostruzione degli stereotipi di genere

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La parità di genere è inserita tra i principali obiettivi da tutte le principali istituzioni internazionali, come ONU e Unione Europea, e nazionali, basti pensare al fatto che la parità di genere è uno dei tre obiettivi trasversali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. IDEM nasce nel 2020 con la missione di dare un contributo effettivo alla riduzione delle diseguaglianze di genere nelle organizzazioni, attraverso l’IDEM Index, una metrica specifica, scientificamente validata, in grado di rappresentare il livello effettivo di gender equality.

Alcuni dati sulla parità di genere nel mondo del lavoro

Il 18 maggio scorso, IDEM Mind the Gap ha partecipato al Play – Festival del Gioco a Modena, un evento annuale dedicato al mondo del gioco che attira persone di qualsiasi età provenienti da tutta Europa. Questa manifestazione include una vasta gamma di attività ludiche, tra cui giochi da tavolo, giochi di ruolo, giochi di carte collezionabili o di miniature e giochi dal vivo, progettati con finalità sociali o come strumenti educativi. Infatti, tra i giochi su cui ci si è potuti cimentare in loco, alcuni hanno l’obiettivo di affrontare tematiche sociali importanti, promuovendo la consapevolezza e il cambiamento culturale attraverso l’interazione ludica.

Uno degli esempi più significativi è il progetto europeo Free to Choose, presentato durante il festival e co-finanziato dal programma Rights, Equality and Citizenship dell’Unione Europea nel 2019. Questo gioco da tavolo mira a promuovere un cambiamento comportamentale nelle persone giovani coinvolte nelle fasi di orientamento dalla scuola secondaria all’istruzione superiore o al mercato del lavoro, aiutandole a superare gli stereotipi di genere diffusi nel mercato del lavoro e ad avere una visione più inclusiva delle opportunità professionali. Il gioco, composto principalmente da carte, si basa sul far indovinare la propria professione, scelta nella prima fase, alle altre persone partecipanti tramite indizi (Carte Oggetti, Hobby, Capacità) selezionati durante la sessione. Durante questo processo, i giocatori e le giocatrici finiscono per utilizzare inconsapevolmente associazioni guidate da stereotipi di genere, che vengono rilevate nella fase di debriefing finale, un momento per riflettere sui comportamenti emersi. Attraverso la metodologia della retorica procedurale e grazie alla sicurezza garantita dal “Cerchio Magico”, è possibile ricreare uno spazio informale in cui chi gioca a Free to Choose si senta libera/o di esprimersi e di sviluppare una consapevolezza individuale e collettiva. Infatti, il gioco è anche dotato di un manuale specifico che fornisce indicazioni utili per progettare attività formative a scuola o in altri contesti extra-scolastici, con suggerimenti chiari su come condurre il confronto durante e dopo la sessione di gioco.

 

Anche il gioco Laleo Lab si propone di analizzare e decostruire gli stereotipi linguistici per promuovere una narrazione alternativa della realtà, libera da condizionamenti di genere. Questa iniziativa, concepita originariamente per le scuole secondarie di secondo grado, ma estendibile anche al pubblico adulto, mira a evidenziare gli stereotipi associati alle parole nell’uso comune e nella percezione individuale. Attraverso l’utilizzo di carte, ognuna associata ad una parola, si stimola una riflessione critica sul significato di determinate espressioni e sulla connotazione di specifici termini, utilizzando la lingua come strumento per la valorizzazione delle differenze e per la creazione di significati alternativi. Tra le parole selezionate, vi sono quelle che, a seconda della declinazione maschile o femminile assumono significati diversi o addirittura divergenti e non speculari come invece ci si aspetterebbe. Ciò avviene in virtù della sedimentazione sociale di stereotipi di genere, i quali tendono a influenzare l’interpretazione delle parole e dei loro contesti. Il gioco include inoltre quattro tipologie di carte speciali, che raffigurano donne che hanno sfidato modelli di ruolo tradizionali in ogni campo professionale e che hanno visto il loro lavoro minimizzato o ignorato dalla società e dalla storiografia dominante.

Infine, il gioco da tavolo transfemminista Pink – Un gioco da ragazze?, porta al centro del suo messaggio educativo la lotta alle discriminazioni di genere in maniera ancora più ampia, affrontando questioni legate non solo al sessismo e alla violenza di genere ma anche ad altri fattori di discriminazione che si manifestano nell’abilismo, nella grassofobia, nel razzismo, nell’ageismo e nella lesbo-bi-transfobia.

Le dinamiche del gioco fungono da metafora degli ostacoli imposti dal Patriarcato (un vero e proprio personaggio del gioco) che le persone socializzate come donne si trovano ad affrontare quotidianamente nella sfera del lavoro, della famiglia e della vita politica. Durante i nove round di durata del gioco i giocatori e le giocatrici devono unire le forze in modo collaborativo per sconfiggere tutti gli ostacoli rappresentati dalle carte Patriarcato, collezionando varie tipologie di token che fungono da simboli tangibili di costruzione di una società più equa e inclusiva. Le carte Azione invece rappresentano pratiche di autodeterminazione quotidiana volte alla decostruzione delle norme patriarcali. Tutte le carte sono corredate da termini preceduti da hashtag che vengono poi ripresi e spiegati in un glossario “A che punto siamo?”, incluso nella scatola del gioco. Questo glossario fornisce definizioni, infografiche e approfondimenti contribuendo a creare maggiore consapevolezza tra le persone coinvolte.

 

Ognuno di questi giochi non solo intrattiene ma offre un’importante opportunità per riflettere e agire contro gli stereotipi di genere, i pregiudizi linguistici e le varie forme di discriminazione presenti nella nostra società favorendo una comprensione profonda e personale delle problematiche trattate. Il gioco si trasforma quindi in uno strumento educativo potente e un mezzo efficace anche per le organizzazioni che desiderano intraprendere percorsi di formazione sulla parità di genere.

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