Il Gender Social Norms Index e il ruolo delle norme sociali nel determinare il divario di genere

Condividi

Facebook
Twitter
LinkedIn
Telegram

La parità di genere è inserita tra i principali obiettivi da tutte le principali istituzioni internazionali, come ONU e Unione Europea, e nazionali, basti pensare al fatto che la parità di genere è uno dei tre obiettivi trasversali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. IDEM nasce nel 2020 con la missione di dare un contributo effettivo alla riduzione delle diseguaglianze di genere nelle organizzazioni, attraverso l’IDEM Index, una metrica specifica, scientificamente validata, in grado di rappresentare il livello effettivo di gender equality.

Gender Gap: non c’è gestione senza misurazione​

Quattro incontri per esplorare la misurazione come chiave per raggiungere e mantenere la parità di genere in azienda.

Gender Gap: non c’è gestione senza misurazione​

Quattro incontri per esplorare la misurazione come chiave per raggiungere e mantenere la parità di genere in azienda.

Alcuni dati sulla parità di genere nel mondo del lavoro

Al fine di comprendere meglio il ruolo svolto dalle norme sociali nel complesso raggiungimento della gender equality, il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2019 del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) ha introdotto il Gender Social Norms Index (GSNI) – Indice delle Norme Sociali di Genere, le cui ultime stime sono state pubblicate recentemente nel report 2023 “Breaking Down Gender Biases. Shifting social norms towards gender equality”. Il GSNI muove dalla convinzione che le norme sociali di genere non solo limitano la libertà e l’emancipazione economica delle donne, ma, impedendo alle donne stesse di realizzarsi pienamente, privano anche le società dei benefici derivanti e dunque, senza un fermo contrasto alle norme sociali di genere, non si potrà raggiungere la piena uguaglianza, fallendo così l’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. L’Indice comprende al suo interno 4 dimensioni (politica, istruzione, economia e integrità fisica) per evidenziare le aree in cui le donne e le ragazze sono sistematicamente svantaggiate e discriminate, e si basa sui dati rappresentativi dell’indagine World Values Survey, che riflette le convinzioni di genere che celano pregiudizi, raccogliendo le risposte a domande rivelatorie in tal senso. In particolare, ogni dimensione è caratterizzata da indicatori di pregiudizi nei confronti delle donne e ogni indicatore assume il valore 1 quando un individuo ha un pregiudizio e 0 quando questo non avviene.  

Quello di quest’anno è il secondo rapporto GSNI, che raccoglie dati fino al 2022, e mostra pochi progressi complessivi, nonostante le potenti campagne globali e locali per i diritti delle donne degli ultimi anni, come Me Too, Time’s Up, Ni Una Menos e Un Violador en Tu Camino. Nei 38 Paesi con dati sia per la wave 6 (anni 2010-2014) che per la wave 7 (anni 2017-2022) del World Values Survey, la percentuale di persone con almeno un bias è migliorata solo lievemente, passando dall’86,9% all’84,6%, con il progresso che ha convolto maggiormente gli uomini (miglioramento di 3pp) rispetto alle donne (miglioramento di 1,5pp).

Come anticipato, i dati mostrano che, in 80 Paesi e territori che rappresentano l’85% della popolazione globale, quasi nove persone su dieci nutrono almeno un pregiudizio stereotipato riguardo ai ruoli di genere, non riflettendo alcuna differenza sostanziale nei pregiudizi tra donne e uomini, ed evidenziando dunque la profonda interiorizzazione dei pregiudizi stessi. Complessivamente, l’ambito dove i bias di genere sono maggiormente diffusi è quello riguardante l’integrità fisica, dove il 73% delle donne e il 76% degli uomini ha almeno un pregiudizio di genere, seguito da quello politico, dove più della metà delle donne (57%) e quasi due terzi degli uomini (65%) nutre bias di genere, mentre il 54% delle donne e il 65% degli uomini ha pregiudizi di genere in ambito economico. L’ambito caratterizzato da minori pregiudizi di genere è invece quello dell’istruzione, dove il 25% delle donne e il 31% degli uomini nutre almeno un pregiudizio di genere. Entrando maggiormente nel dettaglio, lo studio riporta che solo per il 28% delle persone coinvolte l’università è più importante per gli uomini che per le donne, mentre per il 46% gli uomini dovrebbero avere più diritto al lavoro delle donne e per il 43% gli uomini sono dirigenti d’azienda migliori delle donne. Inoltre, il 49% ha dichiarato che gli uomini sono leader migliori delle donne e solo il 27% degli intervistati e delle intervistate ha risposto che per la democrazia è fondamentale che le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini.

Le norme sociali che incorporano bias di genere hanno un peso perché possono determinare la persistenza di pratiche discriminatorie nei confronti delle donne, anche quando esistono tutele legali che le vietano, compromettendo i diritti e le libertà di scelta delle donne (per il 58% è giustificabile il controllo riproduttivo delle donne), con conseguenze che vanno dal limitare le possibili carriere delle donne a una peggiore salute mentale e benessere. Questa ingiustizia manifesta è certamente la ragione principale per cui dobbiamo eliminare le norme sociali distorte, ma è anche importante riconoscere che le disuguaglianze di genere hanno un impatto su tutti gli esseri umani, facendo regredire – e non progredire – la società e l’economia. Questi dati, infatti, hanno un riflesso diretto nella quotidianità: i divari di genere nel reddito, ad esempio, hanno una forte associazione statistica con i bias di genere e, nei paesi con i più alti livelli di pregiudizi sui ruoli sociali, le donne dedicano una quantità di tempo più di sei volte maggiore di quella degli uomini al lavoro domestico e di cura, rispetto ai Paesi con livelli più bassi di pregiudizi.

Anche i modelli di violenza contro le donne e le ragazze possono essere influenzati dalle norme sociali di genere. Questo poiché le persone che credono che la violenza sia accettabile possono imporla o giustificarne l’uso. Secondo il report, un quarto delle persone coinvolte ha manifestato bias di genere nella giustificazione della violenza contro le donne. Le norme sociali (di genere) che rendono “accettabile” o “giustificabile” la violenza rendono anche difficile per le donne denunciarla e sfuggirle, poiché l’accettazione sociale limita i meccanismi di sostegno e scoraggia le donne dal cercare una via d’uscita, oltre a scaturire il fenomeno dell’autocolpevolizzazione interiorizzata e della vittimizzazione secondaria.

Per quanto concerne l’Italia, le percentuali di persone con pregiudizi di genere sono elevate: ben il 61% della popolazione nutre almeno un pregiudizio di genere (il 65,3% degli uomini e il 57,9% delle donne). Il 19,2% degli italiani e delle italiane che hanno preso parte alla rilevazione ha bias di natura politica, l’8% di natura scolastica, il 30% di natura economica e il 45,5% ha pregiudizi sulle scelte delle donne rispetto alla gestione della propria salute riproduttiva. Rispetto ad altri Paesi europei, il dato risulta ancora più sconfortante, se confrontato al 50% della popolazione spagnola, al 56% della popolazione francese o al 37% registrato in Germania, mentre nei Paesi Bassi e in Regno Unito la percentuale di popolazione con almeno un pregiudizio di genere si ferma al 30%, scendendo al 27% in Svezia.

Nonostante la ricchezza di indici con l’obiettivo di misurare gli esiti concreti del divario di genere, come la presenza femminile in un dato contesto, o le differenze di genere di reddito, di occupazione o di istruzione, il Gender Social Norms Index ha colmato un vuoto che ben rileva le radici da cui nascono le diseguaglianze di cui siamo testimoni ogni giorno. Come dimostrato dal GSNI, lo sforzo di quantificare le norme sociali distorte è fondamentale non solo per intercettare la sorgente delle diseguaglianze, ma anche per comprendere le aree su cui è necessario agire fin dall’infanzia per rimediare alle ingiustizie contro le donne e le ragazze, nonché per migliorare le nostre società nel loro complesso. Affrontare le norme sociali di genere distorte è un percorso che dobbiamo collettivamente intraprendere, per guidare il cambiamento verso una società più equa dove ognuno, a prescindere dal genere, possa liberamente realizzarsi – così come pianificato e auspicato dall’Obiettivo 5 di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.

E la tua azienda a che punto è?

La tua organizzazione è pronta a fare il salto? Forse sì… Scoprilo compilando il nostro self check-up

E la tua azienda a che punto è?

La tua organizzazione è pronta a fare il salto? Forse sì… Scoprilo compilando il nostro self check-up

Condividi

Facebook
Twitter
LinkedIn
Telegram

Informati!

Il nostro gruppo di ricerca seleziona per voi le migliori letture disponibili online sul tema della Gender Equity.

Cliccando su “iscrivimi” dichiaro di aver preso visione della finalità F (Marketing diretto) dell’informativa di IDEM S.r.l. e acconsento alla ricezione della newsletter

Scarica il Gender Gap Report

Per l’invio di newsletter e comunicazioni o materiale informativo e/o pubblicitario sui servizi offerti dal Titolare o eventi dallo stesso promossi o organizzati (facoltativo)